Riorganizzazione PCL: un’occasione persa, un peggioramento delle condizioni di lavoro

Poteva essere la volta buona. Dopo anni di tagli e riorganizzazioni al ribasso, si dovevano creare le basi per il rilancio della rete logistica di Poste Italiane, puntando sull’e-commerce e sul mercato dei pacchi. Poteva, anzi doveva essere, una buona notizia anche per le lavoratrici e i lavoratori di PCL, offrendo loro certezze per il futuro e condizioni di lavoro più sostenibili.

L’accordo sottoscritto unitariamente il 16 luglio 2024 sulla riorganizzazione di PCL recitava così:

“Le Parti concordano che nel corso del 2024 sarà analizzato nel dettaglio e verrà definito un progetto complessivo di riorganizzazione della rete logistica di Gruppo.”

E invece, in soli cinque giorni, sono state smarcate tre pesanti riorganizzazioni (oltre PCL anche DTO e MP). Una trattativa approssimativa che, così come è stata affrontata e conclusa, peggiorerà le condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori di Poste Italiane.


Aumento incontrollato dei carichi di lavoro per i portalettere

Uno degli elementi più gravi della riorganizzazione è che non si tiene minimamente in conto del problema storico dei carichi di lavoro della Rete Portalettere. I principali punti critici sono:

  • Aggiornamento delle prestazioni: Non vengono aggiornate le prestazioni dei portalettere (44R, medie giornaliere di gruppo, ecc.), inserendo nell’algoritmo tutte le attività introdotte negli ultimi anni.
  • Taglio di articolazioni: Non vengono prese in considerazione le ricadute conseguenti al taglio di 3300 articolazioni (tra AdB e LB). Chi porterà tutta quella posta?
  • Aumento delle percorrenze: Non si considera l’aumento delle percorrenze a causa degli 85 centri accorpati (e non si conoscono nemmeno i criteri con cui sono stati individuati quelli da tagliare).
  • Internalizzazione delle lavorazioni ADER: Non si tiene conto dell’aumento dei carichi di lavoro derivante dall’internalizzazione delle lavorazioni ADER.

Rete Corrieri: una scommessa per l’azienda, ma una pacco per i lavoratori

L’azienda sostiene che, per stare sul mercato, è necessario portare l’orario di lavoro a 39 ore (come nel settore Trasporti). Si era accolta questa richiesta molto impattante, ma a condizione che l’orario contrattuale rimanesse a 36 ore. L’accordo del 3 dicembre stravolge però gli impegni presi:

  • L’azienda potrà imporre 250 ore di straordinario, nonostante i lavoratori presteranno regolarmente tre ore di lavoro in più a settimana, superando i limiti di orario complessivo previsti dal CCL di Poste.
  • Non sono state regolamentate e limitate alcune richieste avanzate dall’azienda a luglio, mai trattate in sede di discussione: orari domenicali e festivi opzionali, servizio di consegna al piano, servizi di prossimità (es. ritiro campioni diagnostici, servizio rilevazione/controllo occupazione di suolo pubblico e decoro urbano, ecc.), gestione contrassegni, e altro. Su questi aspetti, l’azienda potrà fare ciò che vuole.
  • Non si è parlato di zone, quadranti e rese per la Rete Corrieri. Nella pratica, i lavoratori saranno in balia dell’azienda, sia per l’orario di lavoro che per i carichi e il numero di pacchi da consegnare.

Politiche Attive e ricadute per il personale

In cambio della firma delle tre riorganizzazioni, l’azienda ha accettato di definire le Politiche Attive del 2025 all’interno della procedura ex art. 17. I numeri complessivi sono in linea con l’accordo triennale 2024/2026 sottoscritto unitariamente il 16 maggio scorso. Tuttavia, nella fretta di chiudere tutto in pochi giorni, sono emersi molti problemi:

  • Non sono state concordate regole precise per la gestione delle ricollocazioni dei portalettere che perderanno la zona, né per i 50 addetti produzione dichiarati in eccedenza.
  • A fronte delle stabilizzazioni e delle trasformazioni PT/FT concordate, che andranno a occupare molti posti vacanti, non sono state previste aliquote per la mobilità 2025 per il recapito. I portalettere nel 2025 non faranno la mobilità nazionale?
  • Non è stato chiarito come gestire le eventuali richieste di volontari che chiederanno di essere applicati sulla Rete Corrieri, come previsto dall’accordo del 16 luglio.
  • Non si è minimamente affrontato il delicato tema delle ricadute sul personale dei partner ex-Nexive, che perderanno progressivamente le commesse con l’implementazione della nuova Rete Corrieri.

E molto altro ancora…

Alcuni altri punti critici che non sono stati trattati adeguatamente:

  • Riorganizzazione della rete logistica: Per riorganizzare una rete logistica si dovrebbe partire dall’inizio, dagli stabilimenti (CS/CO), passando anche dai CL e CD. Gli immobili avrebbero bisogno di una rivisitazione complessiva per affrontare i problemi irrisolti dalla precedente riorganizzazione. Ma non è stato presentato nessun piano sugli immobili.
  • Sicurezza e strumenti di lavoro: Nessun cenno alla sicurezza, ai mezzi e agli strumenti di lavoro necessari, già oggi carenti.
  • Gestione dei pacchi e sorveglianza sanitaria: Non si è parlato di come verrà gestito il prodotto tra i 5 e i 10 kg, né di eventuali misure di Sorveglianza Sanitaria, né di come verranno gestiti i tanti inidonei/idonei parziali che inevitabilmente aumenteranno con l’aumentare dei pesi da lavorare.

La nostra posizione

Per questi motivi, SLC CGIL e UILPOSTE non hanno firmato gli accordi di riorganizzazione e abbiamo anzi ritirato la firma dall’accordo del 16 luglio. Prima di dare il via libera definitivo, era necessario definire tutti gli aspetti della riorganizzazione e garantire certezze ai lavoratori.

Non sono stati affrontati i tanti problemi preesistenti – come i carichi di lavoro, le ricadute delle precedenti riorganizzazioni, la condizione precaria degli immobili, e la scarsità di mezzi e strumenti di lavoro – e si è lasciata mano libera all’azienda. Questo potrà portare alla creazione di modalità operative, ritmi e carichi di lavoro sul modello degli appalti al ribasso.


Conclusione

La riorganizzazione della rete logistica di Poste Italiane, così come è stata impostata, rischia di non risolvere le problematiche strutturali preesistenti e di peggiorare ulteriormente le condizioni di lavoro. I lavoratori meritano un piano chiaro e una gestione che garantisca il miglioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro, non un ulteriore aggravio dei carichi e delle incertezze. SLC CGIL e UILPOSTE continueranno a lottare per difendere i diritti e la dignità dei lavoratori, senza compromessi.

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