Riorganizzazione DTO: figli di un dio minore

Da anni il Sindacato unitariamente sollecita l’azienda perché si apra un confronto complessivo su DTO.
Un comparto che vede applicati migliaia di lavoratrici e lavoratori e di cui non si è mai parlato adeguatamente. Periodicamente l’azienda, quando ha una sua necessità, chiama le Organizzazioni Sindacali per discutere di qualche tema specifico, ma non ha mai dato disponibilità ad entrare nel merito delle tante questioni sollevate dai lavoratori di DTO, ancora aperte.

Questa volta l’azienda aveva previsto una riorganizzazione complessiva delle Customer Operations, con interventi sia sui Servizi di Assistenza Clienti che, soprattutto, sui Servizi di Back Office. Un’occasione da non perdere per il Sindacato che, a fronte del confronto sulla riorganizzazione, avrebbe potuto, e dovuto, pretendere che finalmente si affrontassero i temi di interesse per le lavoratrici e i lavoratori.

E invece in cinque giorni si sono smarcate tre pesanti riorganizzazioni (oltre DTO, anche PCL e MP). Una trattativa approssimativa che, così come è stata affrontata e conclusa, peggiorerà le condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori di Poste Italiane.

La trattativa che ha portato alla sottoscrizione degli accordi di riorganizzazione di DTO del 27 novembre e del 3 dicembre è stata a tratti surreale.
L’azienda dal canto suo ha illustrato il progetto che, in estrema sintesi, vedrà la ricollocazione delle attività tra i diversi centri nell’ottica di superare l’attuale frammentazione, per arrivare alla creazione di centri specializzati sulle singole lavorazioni. In termini di razionalizzazione ed efficientamento l’esigenza dell’azienda è comprensibile.

Peccato che delle ricadute di tale riorganizzazione sui lavoratori dei Servizi di Back Office (circa 700 quelli impattati) praticamente non si è parlato. Gli accordi, che SLC CGIL e UILPOSTE non hanno sottoscritto, si limitano a recepire l’informativa aziendale e garantiscono un’unica salvaguardia per i lavoratori coinvolti, ovvero che nessuno dovrà cambiare sede di lavoro (ipotesi peraltro nemmeno paventata dall’azienda stessa).

Non si è parlato di orari di lavoro. Con il cambio di attività molti lavoratori dovranno adeguarsi agli orari previsti dalla nuova attività, con il rischio concreto di un peggioramento delle condizioni di conciliazione vita-lavoro.

Non si è parlato di professionalità e carichi di lavoro. Non si è fatta una valutazione specifica, caso per caso, dell’impatto del cambio di attività, soprattutto laddove si andranno a consolidare lavorazioni di recente costituzione (vedi Ambiti Assicurativi e Utilities). E anche sul tema della formazione, indispensabile ad accompagnare un processo di riqualificazione così importante, non si è andati oltre impegni generici (e visti i problemi storici sul tema qualche preoccupazione rimane).

L’ennesima occasione persa. Non sono stati affrontati i problemi preesistenti (turni di lavoro, strumenti di lavoro, una soluzione definitiva dello smart working per i colleghi del Progetto Insourcing, ecc) e si è lasciata mano libera all’azienda su temi fondamentali come gli orari di lavoro e la professionalità. Per questi motivi SLC CGIL e UILPOSTE non hanno firmato gli accordi di riorganizzazione di DTO.

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